Il Dio dell'impossibile, reccolta di poesie di Patrizia Garofalo, Ed. Il Foglio, Toscana, 2009.
He tenido el placer de prologar este poemario de la poetisa italiana Patrizia Garofalo para las ediciones Il Foglio. Dejo el prefacio que escribí en italiano:
Versi di onesta trasparenza
Una lettura di Patrizia Garofalo
WilliamNavarrete
Avevo già letto la reccolta di poesie Dare voce al silenzio di Patrizia Garofalo. Avevo ammirato la concisione, la naturalezza delle immagini e anche la qualità lirica dei suoi versi che, lezza delle immagini e anche come filigrane intrecciate in una laboriosa tessitura, vengono alla luce per offrirci sensazioni pure, chimere e sogni.
Ho davanti agli occhi questi nuovi versi che la poetessa ci regala. Leggendoli, immagino che abbia scritto le sue poesie da un balvedere da cui gode della natura in tutto il suo splendore. L'acqua, le pietre, il vento sono elementi che ci obbligano a usare il tatto per sentire le corte strofe. I sensi si attivano e ci trascinano versi zone della nostra sensibilità in cui la sensualità, l'amore, il dolore e la vita diventano corporei.
Allora immagino che dall'alto, da dove contempla il passaggio della vita, l'autrice scolpisca la materia che la circonda per esaltarla in forma di verso.
La chiave di questa poesia dobbiamo cercarla nella sua sincera trasparenza. La Garofalo ci rende depositari delle sue intime confidenze:
Nella pagina strappata da un block notes
Un pensiero
Un’immagine
Una velatura degli occhi…
La poetessa toglie questo velo che copre la visuale per farci sentire intensamente la vita. Il verso vibra nella calma delle immagini, molto nitide, come quando ci ricorda che "una barca passa lenta", o quando ci confessa:
Ho curato la pelle
Con latte di luna.
Ha curato le antiche cicatrice che si perdono nella notte dei tempi. Le ha curate perché ha saputo trasformare l'angoscia esistenziale in versi e anche perché hanno confabulato con il silenzio della notte per invitarci a quel delizioso banchetto che è la sua lirica.
A volte l'autrice non sa dove trovare le parole che potrebbero spiegare così tanti interrogativi. Questo non significa che resti perplessa di fronte alla pagina bianca, ma che nella sua menti si ammassano le immagini e diventa difficile trovare un termine che posa spiegare (e comprendere) i limiti creati dall'uomo. Davanti a questa prigione invisible che è la società, i codici, gli errori o l'ingiustizia, non trova un’immagine per esprimere la sua inquietudine:
Soffro e vivo
L’insufficienza della parola
Imprigionata dall’incapacità
Dalle mura umide della nostra prigione.
La vita che può essere bella, vista dalla posizione che Patrizia Garofalo ha costruito per godere delle sensazioni e delle emozioni, ma può anche riservare dispiaceri e incertezze contro i quali i versi e i poeti possono far poco. Contro la paura, e anche contro il dolore, l'autrice ci offre un diario in cui riversa riflessioni e annota osservazioni pertinenti su dettagli che possono sembrare insignificanti. Nella vita espressa attraverso la poesia, e lei lo sa, il corso lento dell'acqua, l'arrivo di una stagione, il sibilo del vento, il gesto impercettibile di un amante e ogni manifestazione quotidiana sono un balsamo contra l'oblio e l'incomprensione. Con tutte queste armi affronta l'arte di far versi e lascia sul foglio sentimenti e percezioni come piccoli segni della propia respirazione.
Un sorriso
Che
Resiste al dolore.
Così, nell'estrema brevità di questi versi, la poetessa riassume quella che voglio chiamare la sua "filosofia poetica della vita". Niente può interrompere la sua comunione con il verso, perché la creazione è quel sorriso che evoca per far fronte a pene e tormenti. Quando viaggiamo a bordo di "questa barca che passa lenta" su cui navigano anche le sue poesie, ci sentiamo sicuri e protetti perché stabiliamo con l'autrice un dialogo che dà sollievo anche alle nostre pene e illumina, con una luce molto chiara, i nostri orizzonti.
Parigi, febbraio 2009.